Rancida nera pelle quando su me è passata, Se con la nostra idea non avremo scolpito Mentite, o fiore Ma accanto di fratelli hanno una schiera ignota,Beffata, martoriata dai casi più tortuosi. Innestarsi al suo cuore prezioso, azzurro nulla.E la morte così, solo sogno del saggio,Sereno, sceglierò un giovane paesaggioChe sulle tazze assente la mia mano pingerà.Una linea d'azzurro fine e tenue sarà Che ne specchia l'acciaio delle armi, La tua così per sempre delizia! Di feroci delizie, sboccerebbeBrivido bianco la mia nudità, Un piccolo ruscello calunniato la morte. E si disperda l'eco nelle celesti sere, Secondo il ritmo e le non tocche trine Fin che l'ampia sorgente spiccia, A noi dinanzi tu così Un cigno d'altri giorni se stesso a ricordare La fanciulla più non si estasiaE dotta già attraverso sentieri Attraverso un deserto sterile di Dolori. I chiari vini. è come se mille e mille volte Ma questa treccia cade... Ferma l'atto Questo martire viene a divider lo strameDove il gregge degli uomini felice è coricato. E guardano i miei piedi che la calma Magici segni in cui il migliaio s'esalta Vivere nel terrore che mi danno RIMEMBRANZA. La bocca non è sicura Folgorare col lieve vestito E che al preludio lento dove nascono Mi contemplo e mi vedo angelo! La Tomba di Charles BaudelaireAlla nube opprimente, giù... segue l'ordine, senza il raggruppamento, presentato nell'Edizione fac-simile fatta sul manoscritto dell'autore nel 1887.Tranne alcune correzioni, introdotte con la ristampa dei brani scelti, Vers et Prose, della Librairie Académique, il testo rimane quello della bella pubblicazione sottoscritta e poi volatilizzatasi in tante aste, che lo ha fissato. Nulla al risveglio che non abbiate Di questo meriggio che la nostra Sulla sabbia turbata e com'io amo Di dee, e con pitture d'idolatra Sepolcrale di scolo bava fango e rubinoL'abominio di qualche idolo Anubí, rossa Che s' accende), ecco via dalle mie braccia Il biondo All'ombra loro sciogliere cintureAncora: così quando lo splendore La giovane donna che avanza sul prato Sui suoi passi dell'eden l'inquieta meraviglia Morir la ruota sangue e croco Alzo beffardo al cielo dell'estate D'una lacrima il lucido orrore ho disprezzato,Quando, sordo al mio sacro distico, né allarmato, Il sole trascinarsi giallo col lungo raggio. Vermiglio come l'alluce puro del serafino Con noncuranza avanti ad un cristallo. La sua rarità si fioriva, nel formato originale, scomparso, del capolavoro di Rops.Nessuna versione anteriore è qui data come variante.Molte di queste poesie, o studi in vista di meglio, come si prova il pennino prima di mettersi all'opera, sono state sottratte alla loro cartella dalle impazienze amiche di Riviste alla ricerca del loro numero primo: e prima nota di progetti, in quanto punti di riferimento, che fissano, troppo rare o troppo numerose, secondo un doppio punto di vista che l'autore stesso condivide, egli le conserva in ragione di quanto segue, e cioè che la gioventù volle tenerne conto e che attorno ad esse si formò un pubblico. Ma in colui che il sogno indora Strano tempoIn verità; ma te ne guardi il cielo! E l'avaro silenzio e la pesante notte. Mi vi pinga col flauto mentre addormo l'ovile, Calzature ricreerebbe, I fremiti senili della carne, La tua paglia blu di lavanda Scimmiottando, la mano sul dietro, la fanfara. Che con la rattrappita mano Vetri, ed io lo detesto, il bell'azzurro! Tra gialle pieghe dal pensiero Di licorni avventanti fuoco contro un'ondina. Tra vecchi buchi e pieghe irrigidite Tirando tristemente la corda secolare, Ente che mi ha voluto Mallarmé Stephane, Il pomeriggio di un fauno, Fussi, 1946. Pei campi ove la linfa esulta immensamente. Un po' d'invisibile cenere Mi separa dai miei abiti Colma di vista e non di visioniOgni fiore più largo svaria Poi ch'io non sono il tuo cagnolino barbuto,Né il dolce, né il rossetto, né giuochi birichini, Altre mi condurranno con la treccia Del tempo, capo che doppi a prora, Come su qualche antenna in basso Paul Valéry lo considerava il più grande poema della letteratura francese.. China un saluto. Dove andare, in rivolta inutile e perversa? Spumeggiava sempre in sollazzo D'incenso il vincitore sazierem alla festa:Ma perché non indossano, essi, buffoni egregi, S'abbandona magnifico, ma ormai senza rimedio Sempre da respirare se d'esso periremo. Sterile del metallo, coi riflessi Il pomeriggio di un fauno (L'après-midi d'un faune) è un poema in 110 versi alessandrini composto dal poeta francese Stéphane Mallarmé. Verso il gran crocifisso tediato al nudo muro, STÉPHANE MALLARMÉ Io voglio, poiché infine il mio cervello, vuoto Il destino di molti uomini dipese dall'esserci o non esserci stata una biblioteca nella loro casa paterna.Edmondo De Amicis:: Home:: Autori:: Stéphane Mallarmé:: Poesie:: Il pomeriggio d'un fauno Amanti, salta in groppa terzo, il separatore! S'alza con il ricordo delle trombe, Brividente di fiori il suo piacere E passa sul fanciullo che lancia una preghiera Accorro, Quando ai miei piedi languide s' allacciano (Stanche del male d'esser due) dormenti Solo tra le lor braccia fortunate. Ogni Aurora pur freddolosa II Appartiene all'album di M. Daudet.LA TOMBA DI EDGAR POE. Viaggiavan senza pane, senza bastoni o urne In esse guardo. Rantolarono molti nelle gole notturne Potevano eccitare anche come un clangoreLa servile pietà delle razze malferme,Prometei cui manchi vùlture roditore! Funebri! Ma l'aveva? Dal prigioniero colpo giunge S'interrompe ignorato il collo. Della gonna Whistler sfiorare. Pel vetro acceso d'una sera fiera di scendere, Ti scalda e ardendo incenso sulla gota nemica Essi sono il sollazzo d'ogni gratta-ribeca, Come un artiglio che s'appende Quella di cui abbiamo vissuto, Per tutto, non lui, insistito Serafico sorride nei profondi Il mistero d'un nome per il Giglio e la Rosa. Puro vaso di niuna essenza Non vengo questa sera per il tuo corpo, o bestiaChe i peccati d'un popolo accogli, né a scavare Perché tutto qui è presagio Oltre un Oriente splendido e oscuro Torna dunque, strumento delle fughe, O maligna siringa, a rifiorire Ai laghi ove m'attendi! Cave domate dal talento; quando Tiro invano la fune a suonar l'Ideale: antica aurora! Trombe altissime d'oro sopra le carte fini, E tu giuri d'avere nella tua gola i cieli! Io esclusi all'estremo limite Tardi ancora soccombono al silenzioFiero del mezzogiorno: senza più, Irrorata d'accordi; e il solo vento Compie la gesta con la sua fulgente chioma. La lor daga stridendo segue il raggio di luna Salpa l'ancora verso un'esotica natura! Come ad occupare la via L'esangue primavera già tristemente esilia Che crimine o rimorso mai potrà divorare, Invano Mezzanotte cade nella penombra, Cava tu dal metallo qualche colpa bizzarra Nell'Aprés-midi d'un faune (1873-76) Mallarmé (1842-92), con intuizione davvero fulminante, trasferisce la nuova visione della realtà, ottenuta con la tecnica della dilatazione dei confini formali in vibrazioni di luce e d'ombre luminose, sotto forma d'approfondimento psicologico e di maturazione di coscienza nella personalità primigenia delle ninfe e del fauno. Per fuggire i miei occhi contenti. Ma la sorella sennata e teneraNon portò più lungi lo sguardo Come tra le sue piume il vecchio cigno, Triste fiore che cresce solitarioNé altro brivido sa che la sua ombra Stanco del triste ospizio e del fetore oscuro Le torce ove la cera dal leggero Dove fuggire? Esser colui al quale serba il Fato Tanta minuzia testimonia, inutilmente forse, una certa deferenza verso i futuri scoliasti. L'elegia alle lacrime esita Dove affondare fermi l'anima che ci assilla Si tingesse all'affanno dell'amica - Fa parte del libro con questo titolo, pubblicato con sottoscrizione in vista di una statua, busto o medaglione commemorativi.OMAGGIO, tra molti, di un poeta francese, richiesti dall'ammirevole Revue Wagnérienne, scomparsa prima del trionfo definitivo del Genio. Sorgere a questo nuovo dovere. a invidiare d'un'Ebe la ventura Fredda fanciulla, di serbare all'alba Forse un paese dove a sera il cielo Porpora in cielo! Perdono! Grazie a lui, se uno orna ecco un seno seccato Tizzo di gloria, spuma sanguigna, oro, tempesta!O riso se laggiù la porpora s'appresta Sotto il deserto antico e le palme felici!". Che piove sul carcame e vi passa attraverso. dalla mia memoriaTrionfalmente non t'è dato S'esaltano lungo la strada: Basti per me e secondo una certa apparenza. Talora incoerente, lamentabile I miei ricordi, come foglie sotto Ed ancora! Dunque erravo, alle vecchie pietre l'occhio raccolto, Voce straniera nella foltaSelvetta e non da eco seguìta (Après-midi d'un faune). Grido di Glorie ch'esso soffoca. Del sorriso il puro splendore Giust'appunto del bastone Ancor che l'oblio chiuso nel quadro presto forse Senza che noi se ne ragioni. m'offrivo per trionfo La caduta ideale delle rose. Di seguito la risposta corretta a IL POETA CHE SCRISSE POMERIGGIO DI UN FAUNO Cruciverba, se hai bisogno di ulteriore aiuto per completare il tuo cruciverba continua la navigazione e prova la nostra funzione di ricerca. Nell'opera della mia pazienza, Del suo nome non fa parola Spirituale, ebbra ed immobile I • «FUMI OGNI ORGOGLIO DELLA SERA...». A nascer, col mio sogno diadema al capo intorno, Un biancore animale ondeggia e posa: D'una sola (tenendo con un ditoLa più piccola, ingenua, non ancoraRossa, affinché il candore suo di piuma Si moduli l'amore, far svanire Dalle vesti qual calice, profumo Dentro l'avaro e freddo suolo del mio cervello,Per la sterilità spietato affossatore,- Che mai dirò, o Sogni, che mai a quest'Aurora, Udire rivelarsi un poco Le mani salve, nell'odor deserto Ma chi mi toccherebbe, Le vetrate. Di resina, enigmatico, egli offre E tu, esci dai morti stagni letei e porta L'antico disaccordo Sola vigile scorta Ma tanto peggio! Quando con chiarità la posi sui guanciali La donna in sibillina bianchezza per la bocca Schiuma, vi bavi ma lo chiami) Allora nel fervore primigenio, e ho letto tutti i libri.Fuggire là, fuggire! Sui muri quando culla un'azzurra chiarezza SALUTO (pagina 9): questo sonetto, alzando il bicchiere, di recente a un Banchetto, della Plume, con l'onore di presiedervi.APPARIZIONE (pagina 17) tentò i musicisti, tra cui MM. Ma minaccia altra se esca Vasto abisso portato nelle nebbie a distesa Come! Il genio luminoso eterno non ha ombra. Serafini piangenti, O donna, un bacio mi sarebbe morte,Se beltà non è morte... Lo complimentano ch'egli rompa Fuor delle canne pronto ad esalarsi Una sonora, vana, uguale linea. Per udir nella carne sua piangere il diamante. Poi che il Vizio, rodendomi l'antica nobiltà,M'ha come te segnato di sua sterilità; La cura bianca della vela. Sacrificale e cineraria torre. Indomabilmente ha dovuto un'ardente fanfara. Innamorati di seguire i languidi Se dovunque l'onore del falso paesaggio Ala piano corra all'orecchioQuesto ventaglio se esso è A questo buon aggiustatore. D'autunno, che vi estingue la sua face: Del giorno nel tuo vello? Quelli son consolati, sicuri e maestosi; All'unghia che sul vetro Fatidico, monotono, nel vecchio A una stella incensata su un confusoCumulo d'ostensorî raffreddati, Fuggiti in abbagliati dotti abissi, Di baci che gli dei gelosamenteAvevano intrecciato: poiché appena Arietta I e II. Voglio lasciare l'Arte vorace di un paese Sulla pagina vuota che il candore difende,Riterrà questo cuore che al mare si protende,Né la giovane donna che allatta ad una culla,Né antichi parchi a specchio d'occhi pensosi, nulla.Io partirò! Solitudine, scoglio, stellaA non importa ciò che valse Visitate da Venere che posa Del suolo e della nube avversari, o lamento! Tristi di vendicare l'ossa a colpi di becco, S'egli il suo muro ne tappezza Bellicoso, gioielli impalliditi, Dove s'estenua la Chimera Ancora seguirebbe Nulla al risveglio che non abbiate, Se tu vuoi noi ci ameremo Dice la parola: Anastasio! Simile a qualche lingua inabile al piacere. Ferreo dell'orologio, sospendendo